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da 8 a 16
formato
cm. 35 x 50; poi 35 x 48,5; poi 29 x 42
illustrato
si
bn/colore
bn

Il bianco e rosso

titolo
Il bianco e rosso poi Bianco e rosso
sottotitolo
Bollettino del Dopolavoro Fiat poi Giornale mensile del Dopolavoro Fiat poi Giornale mensile del Dopolavoro Aziendale Fiat poi
durata
1932 - 1944
periodicità
Mensile, irregolare l’“edizione di guerra”
distribuzione
Gratuita a tutti i dopolavoristi Fiat (dal 1933, con l’iscrizione obbligatoria al Dopolavoro, tutti i dipendenti Fiat)
direttore
Piero Negro, Giuseppe Tonelli
compilatore
Cinzia Martignone

“Il bianco e rosso” nasce come Bollettino del Dopolavoro Fiat nel 1932 e mantiene per quasi un anno la stessa impostazione grafica e di contenuti: otto pagine in grande formato su carta da quotidiano, con la prima pagina che presenta il lancio di attualità: politica (L’unanime entusiastica accoglienza dei nostri operai ai rappresentanti del Fascio, a. I, n. 4, giugno 1932, X; A S. Ecc. Benito Mussolini, Capo del Governo, Duce del Fascismo il vibrante saluto degli operai dell’industre Torino, a. I, n. 6, settembre-ottobre 1932), o relativa alle manifestazioni organizzate dal Dopolavoro (La riuscita della nostra prima Mostra. Le deliberazioni della giuria – I risultati tecnici della mostra delle invenzioni, a. I, n. 5, luglio 1932, X), spesso con ripresa del tema anche in seconda pagina.

Nelle pagine interne il giornale prende invece le sembianze del bollettino dopolavoristico: turismo e escursionismo nelle iniziative del Dopolavoro, gare sportive fra i dipendenti, in corso tutto l’anno; particolare attenzione è riservata al Trofeo Agnelli, con ampio spazio a tutte le specialità sportive (estive e invernali) in cui si sfidano le diverse sezioni dell’impresa, resoconti, classifiche parziali e finali, con molte fotografie; compaiono inoltre tutte le attività ricreative organizzate dal Dopolavoro, dalle mostre di pittura alla corale, dai pellegrinaggi patriottici alle rappresentazioni teatrali, dalle sagre e feste locali ai campeggi, ai concorsi per i bambini (disegni, componimenti e lavori in creta) con le foto in rassegna nella rubrica “I nostri bimbi”; chiudono il giornale la rubrica “Gioie e… lutti” (nozze, nascite e morti) e ampie aree fitte di inserzioni pubblicitarie con gli sconti riservati ai dopolavoristi Fiat. Gli articoli non sono firmati; fanno eccezione alcune riprese di articoli dal “Popolo d’Italia”, per esempio Il Lingotto visto da Barzini (n. 10, a. II, dicembre 1933-XII, p. 1).
“Il bianco e rosso” salta la pubblicazione nei mesi centrali del 1933 e ritorna nel giugno completamente rinnovato nel formato - più piccolo -, nella grafica (ora spicca un titolo con un effetto grafico “tridimensionale “ in rosso), nella foliazione più ricca (16 pagine). Il progetto di restyling è opera dell’Ufficio Stampa della Fiat diretto dal 1929 da Gino Pestelli, a cui la presidenza del Dopolavoro affida la ripresa delle pubblicazioni per fare “Il bianco e rosso” “più giornale che bollettino”: l’intento è dichiaratamente politico, di adesione entusiastica alla fascistizzazione dei lavoratori, a cui, invero, anche il bollettino dell’annata precedente non si era sottratto: “questo nostro piccolo giornale deve servire ad elevare, oltre la cerchia delle quotidiane faccende e preoccupazioni e fatiche, gli animi e cuori. Basterà per cui riferirci costantemente agl’insegnamenti ed alle opere del Duce e del Regime, donde l’Italia nostra ogni giorno si accresce spiritualmente e socialmente, rinnovata potenza di vita nuova. Basterà che ci riferiamo alle ragioni ideali e pratiche insieme della istituzione dopolavoristica, di cui siamo parte e che i Fascismo ha creato per la elevazione morale e intellettuale e per l’educazione fisica dei lavoratori, cioè per formare sempre più alti valori sociali e individuali nel mondo del lavoro fascisticamente intesi secondo il concetto corporativo della collaborazione fra tutti gli elementi e fattori della produzione” (giugno 1933, p. 2). Il progetto fascista del coinvolgimento culturale della classo operaia trova nel Dopolavoro la sua istituzionalizzazione e nel periodico aziendale uno strumento di prima linea, soprattutto dopo l’Inscrizione totalitaria (n. 9, nov. 1933, p. 5), che annuncia l’obbligatorietà dell’adesione al Dopolavoro: i lettori-dopolavoristi de “Il bianco e rosso” arrivano a coincidere con la totalità dei dipendenti Fiat. Le cifre della tiratura del giornale saranno strillate nelle loro inarrestabile progressione che tiene un ritmo di crescita dichiarata di quasi 10.000 copie all’anno: dalle 20.000 copie del 1933 alle 30.000 del 1934, alle 40.000 del 1936, alle 50.000 del 1938, alle 60.000 dell’ottobre del 1940 diventate 70.000 nel dicembre del 1941 e, infine, 75.000 nel febbraio del 1942.
La struttura interna del periodico nel nuovo corso appare più definita e, dopo le prime pagine dedicate all’argomento di attualità (visite o celebrazioni importanti, l’inaugurazione della Torre Balilla, la colonia marina Fiat per i bambini, a Marina di Massa), si riconoscono rubriche regolari in sequenza fissa che riprendono la fisionomia del bollettino aziendale centrato sull’attività dopolavoristica: Biblioteca Fiat (elenco dei nuovi libri acquisiti, recensione di volumi, commenti, piccola posta bibliografica) si alterna a Dopolavoro artistico e culturale; 1 o 2 pagine di Cronaca del Dopolavoro Fiat (resoconto delle attività del gruppo filatelico e di quello fotografico, gite, campeggio alpino, banda e coro Fiat, assicurazione INA, mostre e concorsi aziendali di pittura e fotografia), Nelle nostre case (nozze, nascite, lutti); senza regolarità appare anche La pagina della tecnica (fra gli argomenti degli articoli: il motore d’aviazione, la televisione, le esposizioni internazionali, la velocità, le fonti di energia del futuro, la struttura dei metalli); nell’estate del 1933 La 3a pagina del “Bianco e rosso” offre il romanzo inedito a puntate L’isola della foresta di A. De Stefani, presentato come l’evento culturale dell’anno, che arriverà ad occupare un’intera pagina nei numeri successivi. La cronaca delle attività dopolavoristiche propone infine quattro pagine di Dopolavorosport (con una testata in corsivo molto riconoscibile); chiude il giornale l’ampia serie si inserzionisti che offrono sconti ai dopolavoristi Fiat. Dalla metà del 1933 la “ricreazione” dopolavoristica si arricchisce con Il cantuccio della pazienza, parole crociate ed enigmi a concorso fra i lettori.
Nel gennaio del 1934 appare il tema della sicurezza sul posto di lavoro: La tua sicurezza sul lavoro dipende da te!, inaugurando una campagna di propaganda fra i lavoratori perché siano “sempre più vigili, più attenti, più premurosi verso se stessi e i compagni”; vengono citate statistiche nazionali e l’articolo è illustrato da diagrammi (infortuni, operai assicurati, indennità pagate 1985-1932) tratti dall’Agenda 1934 dell’Istituto Nazionale Fascista per l’Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro; i dati nazionali non hanno riscontri così elevati negli Stabilimenti Fiat, dove “da lunghi anni vigono affettuose cure al lavoratore e alla sua salute”, e “la perfezione degli impianti e degli edifizi risponde a tutte le esigenze del lavoro”; cause degli incidenti nella moderna industria ben organizzata sono dunque “imprevidenza, imperizia, disattenzione, leggerezza, e talvolta anche incapacità ed ignoranza”; Il bianco e rosso promette quindi una “propaganda minuta, oggettivamente istruttiva” fra i suoi lettori nei numeri a seguire; in realtà l’annunciata campagna durerà solo fino al numero successivo, con la riproduzione di un articolo pubblicato dal Lavoro fascista del 15 febbraio, dal titolo La tua sicurezza sul lavoro dipende da te. Il fattore umano nell’infortunio (febbraio 1934, p. 7).
Nel corso del 1934 (n. 2, 23 febbraio 1934) si consolida la struttura duale del giornale: le prime pagine riverberano i temi della propaganda del regime fascista e ne celebrano i fasti con richiami ai discorsi di Mussolini e alle celebrazioni in corso in varie occasioni: Plebiscito “Nella votazione plebiscitaria del popolo italiano Torino figura magnificamente con le più alte percentuali […] Ancora una volta il cuore di Torino operaia ha battuto compatto ed entusiasta per il Duce” (31 marzo 1934); Un alto onore, un alto elogio, sui 40 camerati dopolavoristi Fiat a Roma per fare la guardia alla Mostra della Rivoluzione fascista (30 giugno 1934);  Spedizione cinefotografica a Torre Balilla; La grandiosa opera del Regime per i figli dei lavoratori; Tu sei tutti noi: ampio servizio fotografico su due pagine che illustra la giornata di Mussolini a Littoria e a Sabaudia; al saluto di “viva il Duce contadino” i lavoratori accolgono Mussolini che per tre ore lavora alla trebbiatrice (31 luglio 1934), Tema inedito di Mussolini a 17 anni, con foto dell’autografo (31 agosto 1934); Secolo fascista: principio nuovo di civiltà, con un passo del discorso “del Campidoglio” (30 novembre 1934).
Le altre pagine recuperano invece le linee del bollettino aziendale con le notizie minute sulle vite dei dopolavoristi (Nelle nostre case) e sulle attività dopolavoristiche consolidate (la biblioteca, le rappresentazioni teatrali, Dopolavorosport, il Gruppo filatelico, il Gruppo giuochi di sala, il Gruppo fotografico, il romanzo de Il bianco e rosso). Scompaiono le pagine di inserzioni delle ditte convenzionate con il Dopolavoro e appaiono i “Buoni per gli acquisti con pagamento a rate” (trattenute direttamente sul salario), da compilare a cura dei dipendenti.
Nel luglio del 1934 la testata Casa mia sostituisce le poche colonne finora dedicate agli annunci di nozze, nascite e lutti; si inaugura il concorso “Qual è la famiglia più numerosa nella nostra famiglia di lavoro Fiat?”, una bacheca dei piccoli annunci dei dopolavoristi, la rubrica delle lettere “Scrivere al Bianco e rosso”. Dopo due mesi le subentra la doppia pagina con la nuova testata Vita del nostro dopolavoro, che raccoglie la rubrica delle lettere, le segnalazioni di nascite, matrimoni, morti, le fotografie dei Bimbi Fiat, le onorificenze conferite dal Ministro delle Corporazioni e Capo del governo a dipendenti Fiat, gite, mostre e concorsi, attività ricreative dei gruppi dopolavoristici.
Nel novembre del 1934 si evidenzia la nuova grafica del titolo, ora in corsivo minuscolo, che perde anche l’articolo diventando bianco e rosso: conserva il colore rosso e il sottotitolo di “giornale mensile del Dopolavoro Fiat”. Da questo numero appaiono in seconda pagina le Cronache del Regime, resoconto mensile degli avvenimenti, delle celebrazioni e delle manifestazioni organizzate dal regime fascista e dei discorsi di Mussolini. Comincia regolarmente a pagina 2, 3 o 4 la rubrica “Difesa civile antiaerea”, con una evocativa testatina disegnata, in cui, dietro le parole del titolo, appare una città in lontananza, una schiera di persone con maschere antigas, un mortaio e diverse bombe contenenti agenti chimici, fumo e aerei sullo sfondo: uno scenario di guerra schizzato al tratto che prefigura l’impegno bellico futuro del paese (le puntate toccano i temi generali della difesa antiaerea, la protezione individuale e quella collettiva contro gli aggressivi chimici, con foto di scafandri e maschere antigas Pirelli; il pronto soccorso ai colpiti da agenti chimici). Gli articoli sono a firma di G.L. Cocco della Segreteria permanente del Comitato Provinciale di Protezione antiaerea, poi UNPA, Unione nazionale di protezione antiaerea. Dal settembre del 1935 in fondo alla pagina appare l’invito a iscriversi all’UNPA. Gli articoli dedicati diventano sempre più lunghi e con maggiori illustrazioni, fino a occupare un’intera pagina di istruzioni per la popolazione civile in caso di attacco aereo.
Nel 1935 fioriscono diverse iniziative, quasi tutte di breve o brevissima durata, che mirano a coinvolgere maggiormente le diverse categorie di lettori o potenziali tali: oltre ai lavoratori, le donne e i bambini Fiat. La grafica è più pulita, soprattutto nei caratteri e nei titoli; resta l’impaginazione a quattro colonne; la qualità della carta è migliore, ma soprattutto appare migliore la qualità della stampa fotografica (v. Linguaggio aerodinamico, a firma Fortunato Depero, articolo tratto dalla rivista “Natura”, illustrato da fotografie di dettagli di automobili, gennaio).
La politica di sollecitazione culturale degli operai dopolavoristi inaugura nel 1935 anche il concorso letterario per un racconto dei lettori; talvolta appare una pagina culturale (Com’è fatto l’interno della terra?, febbraio 1935); si ampliano le nuove pagine di bianco e rosso Sportivo. Sempre all’inizio del 1935 si propone la Pagina dei bambini Fiat, che presenta una storiella in 9 vignette con didascalie in rima (quartine di ottonari) e ha come protagonista Fiatolino Felicetto, “genialissimo bambino” con la passione della meccanica. L’autrice è Paola Bologna; Nonostante la redazione avesse salutato la novità della pagina dei bambini con un “Urlo di gioia in tutte le case Fiat popolate di bimbi!”, le avventure di Fiatolino si fermano a cinque, interrompendosi alla metà del 1935.
Per la donna fascista appare la triste pagina “Per le mamme. Facciamo delle nostre donne buone massaie”. Per fortuna accanto c’è la mezza pagina comica, con vignette e barzellette.
In ottobre, nella rubrica “La nostra cronaca” si dà conto della “festante partenza dalla nostra città di Camicie Nere volontarie per l’A.O.”. L’ultima pagina raccoglie sempre le inserzioni pubblicitarie, di piccolo formato o a tutta pagina (pneumatici Pirelli e Radiomarelli ricorrono nel 1934-35). A  novembre parte anche dalle colonne di “Bianco e rosso” la campagna Oro alla Patria!, mentre appaiono le impressioni fotografiche di camerati Fiat in Africa Orientale. Infine, nel giornale di dicembre, i lettori vengono chiamati ad adempiere al dovere della sottoscrizione del prestito nazionale rendita 5%. Dal gennaio del 1936 la prima pagina è stabilmente occupata dal tema della guerra coloniale in A.O. con il taglio alto a destra I nostri caduti, la grande fotografia centrale, le esortazioni riquadrate di Mussolini ai combattenti e al fronte interno.
La congiuntura di guerra e la foliazione ridotta a 12 pagine inducono a un restringimento di tutte le rubriche redazionali e a un allargamento dello spazio occupato dalle pubblicità: “La nostra cronaca” comprende ora una intera colonna intitolata A.O., Saluto ai camerati, con foto inviate dai soldati; Nelle nostre case; con le foto dei Bimbi Fiat, scarni cenni alle attività ricreative, poche righe di risposta alle lettere, pubblicità; anche Dopolavoro sport si riduce a pochi articoli, in una pagina ampiamente occupata da annunci pubblicitari; appaiono estemporanei interventi a carattere culturale (rappresentazioni teatrali, ritratti di musicisti, richiami letterari) e scientifico (L’eclissi, febbraio, Che cos’è l’equinozio?, marzo), destinati anche questi a scomparire, per lasciare posto sempre più ampio all’attualità propagandistica del regime - spesso con frasi di Mussolini o stralci di suoi discorsi - e alla guerra coloniale in corso. Nella prima metà del 1936, nei mesi di massimo sforzo bellico, gli articoli concentrano l’attenzione sul contributo dei mezzi Fiat alla guerra e alla fondazione dell’impero (AO La grandiosa e modernissima officina costruita dalla Fiat all’Asmara per l’Intendenza militare, aprile; I carri d’assalto, gli autocarri, i trattori, le vetture Fiat nella conquista imperiale; Carri d’assalto Fiat autocarri Fiat vetture Fiat nell’epica marcia su Addis Abeba, servizio fotografico, maggio), mentre la seconda metà dell’anno vede un ripiegamento delle prime pagine sui temi intimi della Festa dei bambini Fiat (giugno), delle vacanze dei bambini alla torre Balilla (luglio), delle sagre stagionali, Dalle officine ai campi (sulla festa dell’uva, settembre); a questa data gli articoli redazioni sono pochi, il giornale è occupato da molte fotografie e annunci pubblicitari, I bimbi Fiat riempiono intere pagine e sono indicati come figlio/a del camerata xy, con l’indicazione dello stabilimento di appartenenza. Dall’ottobre 1936, con la celebrazione dell’anno XIV, I dell’Impero, nella locale sede del Dopolavoro, il giornale recupera i toni del bollettino e l’attenzione alle famiglie e alle attività dopolavoristiche in una scansione di rubriche abbastanza regolare; non mancano richiami in tutti i numeri alle grandiose realizzazioni del regime: Fondatore dell’Impero (ottobre), La litoranea libica (febbraio), Il Duce sulla 1500 nel trionfale viaggio in Libia (marzo), Viaggio del duce in Germania (settembre); Duce, quando sarai di nuovo tra noi? (ottobre).
Nel corso del 1937 e nei due anni seguenti appare la novità di alcuni articoli firmati Alberto Vigna, Quando la cronaca diviene storia, riferisce del viaggio del Duce in Germania (settembre), La Carta della scuola, che delinea la riforma scolastica approvata dal Gran Consiglio del fascismo (febbraio 1939), G.C. Collina, C.M. Canova (articoli di varia cultura), Innocenzo Cappa, Vittorio Pestelli (musica). A partire dai mesi centrali del 1938 viene ridotto lo spazio della cronaca aziendale mentre si recupera un tono intimo anche nei titoli delle pagine e delle rubriche: Le nostre feste, La nostra cronaca, I nostri spettacoli, Le nostre riunioni.
L’interesse dell’impresa a mostrare l’imponenza delle forniture di mezzi automobilistici all’esercito, all’aviazione, alla marina e agli esponenti politici del regime appare costantemente sostenuto da ricchi servizi fotografici, mentre nel corso del 1938 e, soprattutto, a partire dal 1939, il dispiegarsi delle politiche del regime trova un’eco sempre più ampia sulle pagine di “Bianco e rosso”: dalle politiche razziste (Tutela fascista della razza, gennaio 1939, a firma di Angelo Vergnano), alla propaganda per le scelte autarchiche (La Fiat alla mostra autarchica del minerale italiano, novembre 1938; S.M. il Re Imperatore visita le sale Fiat alla Rassegna “Torino e l’Autarchia”, accompagnato dal sen Agnelli, giugno 1939; Autarchia: ferrea consegna, novembre-dicembre 1939), dall’avvicinamento al nazismo hitleriano (Viva attenzione del Führer alle vetture Fiat al Salone di Berlino, titola la prima pagina del febbraio 1939, con un servizio fotografico che ritrae Hitler, Göring e Goebbels in visita alle vetture esposte dalla NSU Fiat, insieme al comm. Bonelli, direttore della Deutsche Fiat; Armonia di cuori e di motori (p. 1), e Duce! Hitler! (p. 2), cronache del viaggio di “500 camerati” alla sede tedesca della Fiat, con ampio reportage fotografico e un’immagine in copertina che vede affiancati il tricolore e la svastica nazista, luglio-agosto 1939, alle campagne colonialiste e alla pubblicizzazione dell’impero (Realizzazioni imperiali dell’Italia fascista, novembre 1938; L’Italia fascista e imperiale. Gloria potenza giustizia sociale, marzo 1939; I nuovi impianti Fiat in Libia, novembre-dicembre 1939). Nel corso del 1938-39 la posizione militante del giornale aziendale Fiat vede il ritorno regolare della rubrica, abbandonata per pochi mesi dalla fine della guerra coloniale, intitolata “Difesa civile antiaerea”.
Nel maggio del 1939 esce un numero speciale di “Bianco e rosso” in 26 pagine, in occasione della visita del duce per l’inaugurazione del nuovo stabilimento di Mirafiori: il giornale rinuncia in quest’occasione alla testata, che scivola a p. 2, per portare in copertina una grande fotografia di Mussolini di profilo, e dedica autografa “Al = Bianco e Rosso = con fervido auspicio. Roma, 16 agosto XVI Mussolini”, che “commuove ed esalta” la redazione: l’esaltato editoriale sintetizza il percorso svolto dalla Fiat dal decennale della “marcia su Roma”, celebrato con la visita del duce al Lingotto, a questa inaugurazione, scandito dalla crescita da 25.000 a 60.000 dipendenti.
Nel corso del 1940 continuano le rubriche, ma si restringe lo spazio dedicato a Le attività dei nostri gruppi culturali e sportivi, mentre dalla metà dell’anno la seconda e la terza pagina ospitano numerosi articoli tratti dal Popolo d’Italia, alcuni firmati (Luigi Barzini, Aldo Pasetti, Mario Appelius), altri solo siglati con la dicitura “Dal Popolo d’Italia”; appaiono anche stralci di articoli da “Critica fascista”.
Il n. 4 del 29 luglio 1940 si presenta ai lettori come “Bianco e rosso” (edizione di guerra): “otto pagine soltanto, stampate in rotativa per far più presto, meno fotografie”, con la novità di un editoriale regolare, non firmato, dal titolo Oggi e domani. L’“edizione di guerra” raggiunge i lettori-dopolavoristi con uscite irregolari: luglio, settembre, novembre e dicembre del 1940; febbraio, aprile, maggio, giugno, luglio-agosto, ottobre, novembre-dicembre nel 1941; uscite più rade negli ultimi anni di guerra. Nel maggio del 1941 appare la pagina I nostri caduti, poi Gloria e valore (che raccoglie i nomi e le foto dei caduti, dei decorati e gli encomi). Nell’ottobre del 1940 cambia la veste grafica e il giornale inaugura la stampa in rotocalco, il titolo conserva il carattere, ma appare più piccolo, bianco in un rettangolo scuro in alto a sinistra, la testatina in alto reca Vincere! e vinceremo! il sottotitolo diventa “giornale mensile del Dopolavoro Aziendale FIAT”, l’editoriale del nuovo corso si intitola Tener duro; il giornale strilla le 60.000 copie, e la militanza fascista del foglio aziendale aderisce alle parole d’ordine del “fronte interno” (Sul nostro fronte interno: fronte del lavoro, fronte della famiglia). Nel numero di novembre-dicembre la redazione annuncia che “per doverosa economia della carta il bianco e rosso diventa bimestrale”; al grido di 70.000 copie! e della Certezza della vittoria, il giornale perde regolarità di struttura e ogni nuova uscita risente delle urgenze della congiuntura bellica: non ci sono veri articoli, vengono riportate frasi del duce, dichiarazioni di gerarchi nazisti, stralci da discorsi di Mussolini e Ciano, vignette satiriche anti-inglesi e anti-americane; si alternano colonne intitolate I nostri caduti, I nostri decorati al valore (nel riquadro Presente!), ancora Bimbi Fiat, La mutua e I consigli del medico, l’attività sportiva, il Listino prezzi degli Spacci alimentari Fiat, La nostra cronaca.
Negli ultimi due anni di uscita il “Bianco e rosso” bimestrale registra un ripiegamento sugli argomenti aziendali adeguando i toni all’andamento della guerra: nel gennaio-febbraio del 1942 cambia ancora la grafica della testata, riduce le dimensioni del Vincere! e il corpo del titolo; uno strillo in prima pagina ostenta le 75.000 copie!, mentre si riducono le pagine da 12 a 8, la struttura si riduce a tante piccole rubriche tradizionali e le novità redazionali per il fronte interno riguardano la salute (Parla il medico della mutua, La polmonite), e i suggerimenti autarchici (La nostra cronaca, Al fornello, ricette autarchiche per le donne della Fiat, per esempio Il caffè con le bucce d’arancio). Le cronache di guerra registrano nel numero di maggio- giugno la Partenza per il fronte russo.
Nella situazione di emergenza, L’opera assistenziale Fiat nell’emergenza, sono i titoli che dominano le ultime uscite del giornale aziendale Fiat, non più recapitato ai dopolavoristi per posta, ma distribuito a mano: nell’aprile del 1943 gli effetti della guerra riverberano sulle pagine del giornale aziendale nell’articolo Una centuria di mutilati tra gli operai della Fiat, con servizio fotografico; l’impresa appare ancora protagonista nel Quadro delle provvidenze Fiat e nella pubblicità al volume Le mutue Fiat, in italiano e tedesco, pubblicato alla fine del 1943.