cerca
pagine
32
formato
cm. 19 x 28
illustrato
si
bn/colore
colore

Lo Smeraldo

titolo
sottotitolo
Rivista letteraria e di cultura
azienda
Sigurtà Farmaceutici
durata
1948 - 1965
periodicità
Bimestrale
distribuzione
Abbonamento postale (250 lire) e vendita nelle edicole
editore
Sigurtà Farmaceutici
direttore
Eugenio Bertuetti, Dario Cartago Scattaglia
contributi
Francesco Serantini, Diego Valeri, Nino Palumbo, Marino Moretti, Orsola Nemi, Manara Valgimigli, Marco Valsecchi, Alvise Zorzi
stampatore
Alfieri & Lacroix
note
L’archivio del giornale, costituito prevalentemente di corrispondenza, si trova presso il centro Apice dell’Università degli Studi di Milano.
compilatore
Raffaella Gobbo

Tra il 1947 e il 1965 molti letterati, saggisti, artisti, noti o esordienti, poterono contare sull’ospitalità di una rivista definita, dagli stessi, “d’un gusto che la distingueva in tutta l’editoria italiana”, “la più bella del genere”, “il periodico di maggiore  e migliore eleganza spirituale che possa oggi trovarsi in Italia”: era “Lo Smeraldo. Rivista letteraria e di cultura”, voluta da Giuseppe Carlo Sigurtà per celebrare i vent’anni dalla costituzione della Sigurtà Farmaceutici.

Tra il 1947 e il 1965 molti letterati, saggisti, artisti, noti o esordienti, poterono contare sull’ospitalità di una rivista definita, dagli stessi, “d’un gusto che la distingueva in tutta l’editoria italiana”, “la più bella del genere”, “il periodico di maggiore  e migliore eleganza spirituale che possa oggi trovarsi in Italia”: era “Lo Smeraldo. Rivista letteraria e di cultura”, voluta da Giuseppe Carlo Sigurtà per celebrare i vent’anni dalla costituzione della Sigurtà Farmaceutici, ditta che, incamminatasi allora “in mezzo a quei rimedi che vogliono ridare o mantenere la sanità ai corpi” si apprestava ora a indicare “la necessità e lo splendore dei medicamenti dell’anima”.

La rivista, house organ della Sigurtà, era destinata ai medici e ai loro “salottini” ove “passano persone d’ogni grado”, e usciva sotto la direzione di Eugenio Bertuetti (già direttore della “Gazzetta del Popolo” di Torino e del “Radiocorriere”) e la redazione di Dario Cartago Scattaglia.

“Lo Smeraldo” era strutturato in racconti, testi di critica letteraria, teatrale, musicale, lirica, “interpretazioni” di città, una rubrica “discoteca”, resoconti di mostre, esposizioni, biennali, festival musicali o cinematografici.

Non venivano dimenticate le principali ricorrenze, come i moti del 1848 (2, 1948), il bicentenario della nascita di Goethe (5, 1949), il cinquantenario della morte di Verdi (6, 1950) e di quella di Carducci (2, 1957), i 500 anni della nascita di Leonardo (3, 1952), il centenario della nascita di Eleonora Duse (6, 1958), la spedizione dei Mille (3, 1960), e il VII centenario della nascita di Dante (3, 1965) in un osannato numero monografico a lui dedicato.

Una certa attenzione veniva rivolta anche alle nuove tecnologie e alla modernizzazione della società: uno sguardo costante al cinema, la “scoperta” della televisione, il sostegno alla nuova tecnica della microfilmatura, la valorizzazione del fumetto.

Benché rivolta soprattutto ai medici (“ma fa molto gola ai letterati!”, ebbe a dire Maria Vittoria Ghezzo), la rivista raramente indugiava sulla professione, e quando lo faceva era sempre per metterla in relazione con le altre arti.

Per quanto house organ, la pubblicità era assente dal periodico: scriveva Bertuetti nel 1961 a Leone Piccioni: “Niente dunque pubblicità d’ogni genere, né in copertina né nei testi. Se per i medici ci fosse qualche ‘pezzo’ di pubblicità, si tratterà di brani staccati, da buttarsi via, e la rivista rimarrà intatta”. E ancora ad Angelo Romanò: “Le posso assicurare che si tratta di cosa seria, che non ha nulla che vedere con le riviste del genere, che legate ad un’industria, se pure ben fatte, prendono il marchio dell’industria stessa. In Smeraldo io ho voluto uscirne, puntando solo sulla cultura e sulla letteratura, e l’industria, vedi caso, se n’è avvantaggiata: la tiratura è oggi oltre le 45.000 copie”.

Grazie a due articoli sul periodico pubblicati nel 1961, Marco Valsecchi e Maria Luisa Spaziani ricevettero due premi letterari: il Premio della critica di Mantova per l’articolo sulla mostra del Mantegna, il primo, il Prix Saint Vincent per un racconto di montagna, la seconda.

A dare il peso della rivista sono anche le “segnalazioni”; i collaboratori erano invitati direttamente dalla rivista, ma ciò non impedì a Francesco Serantini di raccomandare Aldo Camerino, a Ludovico Zorzi di presentare Mario Rigoni Stern, a Orsola Nemi di far conoscere Arrigo Bugiani, a Giorgio Zampa di consigliare Francesco Mazzoni o a Manara Valgimigli di indicare Iginio De Luca.

Significativi anche un commento di Diego Valeri in una lettera del 16 novembre 1956: “I miei colleghi “medici” di Padova […] mi parlano… regolarmente delle cose mie, pubblicate da voi (mentre è raro che un articolo pubblicato, p.e., nella “Nuova Antologia”, provochi il benché minimo commento”; e un altro di Henri Furst in altra lettera dell’8 aprile 1964: “Mi piacciono molto queste riviste farmaceutiche, che non hanno bisogno di essere vendute, anzi che non vengono poste in vendita, e appunto per questo, sfuggono sole alla volgarità del tempo, e ci rammentano che una élite esiste ancora. Lavoro sempre per Illustrazione del Medico, e per Tito Spagnol (da quindici anni ormai) e lavoravo anche per Letture del Medico, finché era diretta da Lisa Licitra Ponti; e l’ho abbandonato soltanto per solidarietà con lei, quando ne fu scortesemente estromessa. Con orrore vedo arrivare il tempo in cui tutta la nostra produzione letteraria sarà in mano d’un mostruoso Italkniga […] (posso dirle in segreto che le altre riviste mediche NON le conservo?)”.

I compensi dei collaboratori (di cui “Lo Smeraldo” teneva a “stampare soltanto inediti”) erano di tutto rispetto: nel 1956, 8 cartelle erano pagate 60mila lire: “Signorile trattamento in tempi di cafonismo dilagante!” lo giudicò Sandro Volta.

Funestata dalle improvvise e ravvicinate morti di Bertuetti e Cartago, avvenute il 12 marzo 1964 e il 23 settembre 1965, la rivista fu chiusa il 10 novembre 1965, con il numero 5 dell’anno.