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cm. 19,5 x 28
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Notiziario Bemberg

titolo
Notiziario Bemberg
sottotitolo
Pubblicazione trimestrale poi Pubblicazione semestrale
azienda
Bemberg S. A.
durata
1953 (a. I, n. 1) – 1970 (a. XVIII, n. 50)
periodicità
Trimestrale, poi semestrale
distribuzione
In omaggio a tutti i dipendenti
editore
Società Editrice S. Alessandro, GMB (Milano)
direttore
Danilo Rapp, Edmondo Schmidt, Gian Maria Beltramini, B. Zambaldi
contributi
Bruna Bastari, A. Biavaschi, L. Bragagni, E. Creola, G. De Victor, S. De Giovannetti, Franco Fornara, F. Farina, Piero Franco, Carlo Gioria, Luigi Loffredo, Antonio Mazzetti, Franco Muzio, Vito Nomin, N. Olivieri, A. Panenro, E. Vella, Ketto Cattaneo
stampatore
Industrie grafiche Cattaneo, Seregni (Milano), Tipas (Milano), Stab. Grafico Tamburini (Milano)
compilatore
Carlo Vinti

Pubblicazione periodica della Bemberg di Gozzano (Novara) rivolta al personale dipendente. Sorto come esile bollettino per le maestranze e gli impiegati, il Notiziario si arricchisce progressivamente sia nella sua veste tipografica sia nei contenuti, ma l’orizzonte resta sempre quello della cronaca aziendale interna intramezzata da incursioni più o meno frequenti in territori come la storia locale, lo sport e l’attualità. Per la comunicazione con il pubblico esterno la Bemberg infatti poteva contare fin dal 1939 sulla sua rivista

Oltre che per la ricostruzione della storia dell’azienda, il Notiziario Bemberg è di particolare interesse perché, attraverso i commenti della redazione e le risposte alla posta dei lettori, è possibile ottenere diverse informazioni sui modi in cui veniva redatto un giornale aziendale interno nell’Italia degli anni ‘50 e ‘60.

 

Molto presto, ad esempio, nelle pagine del Notiziario si precisa che i redattori «sono dipendenti tecnici o amministrativi della Bemberg e s’intendono di giornalismo come i nostri nonni potevano intendersi di bombe atomiche!» (Comitato di redazione, Anno nuovo vita nuova, n. 1, 1955). Fino alla fine, il Notiziario conserverà questa prerogativa e si affiderà ad una redazione non specializzata. Soprattutto nei primi anni, si punta molto sulla partecipazione attiva dei lettori alla creazione dei contenuti. Fin dal primo numero si cerca di mantenere ‘aperta’ l’impostazione del periodico, domandando continuamente pareri ai lettori e riproponendosi di aggiustare di volta in volta il tiro, in base alle osservazioni e i commenti da loro forniti. Persino la testata del primo fascicolo «portava tre bei punti interrogativi e più sotto l’invito per dare un titolo al giornaletto stesso», come ricorda un lettore che scrive al Notiziario nel 1955 (n. 6, luglio). Al vincitore di questo concorso interno fu assegnato un premio e la testata da lui scelta e realizzata anche graficamente accompagnò i primi cinque numeri del periodico.

In seguito, nel terzo anno di vita del Notiziario, si tentò «di dargli nuova veste tipografica e contenuto un po’ più vario» (Anno nuovo vita nuova, n. 1, 1955). Coloro che erano incaricati della redazione del giornale si resero conto che era necessario avvicinarsi maggiormente ad una forma “giornalistica”. A un lettore che si lamentava per i recenti cambiamenti la redazione rispondeva: «L’inserire articoli su argomenti vari di carattere letterario, educativo, di attualità, di moda o altro, sarebbe sufficiente a modificare la fisionomia? Noi modestamente riteniamo che lo possano rendere più interessante e meno arido. Ci si è infatti messi su questa strada perché ci si era accorti che il “Notiziario” stava finendo i suoi giorni tra l’indifferenza generale».

Si faceva presente inoltre che anche la veste tipografica del periodico doveva cambiare. Se quindi i primi numeri si presentavano con una copertina sempre uguale, a partire dal ’55 si provò a differenziare ogni fascicolo anche nell’aspetto esterno. A questo scopo, i redattori, consapevoli di essere «digiuni […] in fatto di giornalismo e di arte tipografica», ammettevano di essere ricorsi all’esperienza di un editore (n. 1, 1955). Probabilmente si trattava più di uno stabilimento grafico che di un vero e proprio editore (la S. Alessandro di Bergamo), ma il suo ruolo non era limitato esclusivamente a impaginazione e stampa. Il direttore del Notiziario infatti non esitava ad affermare: «La Società editrice che collabora con noi pubblica senza sindacare tutto quanto noi siamo in grado  di produrre, limitandosi ad aggiungere, previo nostro giudizio e gradimento, quegli articoli di varietà necessari a completare le 22 pagine del fascicolo» (n. 1, 1955).

Se si escludono i consueti spazi dedicati alle Notizie di casa nostra, con la registrazione puntuale dei nuovi arrivi, dei dipendenti che lasciavano l’azienda, dei matrimoni, delle nascite e dei decessi - trovare i contenuti per riempire ogni fascicolo effettivamente non era facile. Persino le rubriche fisse come il notiziario tecnico, le chiacchiere della mezzora o Come sarebbe bello che… contavano quasi esclusivamente sulla collaborazione da parte del personale. Gli appelli alla partecipazione erano costanti e affidati spesso a toni di questo genere: «Senza la vostra collaborazione il “Notiziario” non potrà mai raggiungere lo scopo per cui è stato creato: essere cioè la nostra voce, la nostra bandiera familiare».

Nell’ottica della dirigenza, infatti, era importante che il Notiziario fosse sentito come una creatura dei dipendenti oltre che per i dipendenti. Ai lettori non si chiedevano soltanto impressioni, critiche e suggerimenti relativi al giornale stesso. Li si invitava anche a domandare delucidazioni «su disposizioni di lavoro, su questioni disciplinari, sindacali, di assistenza o d’altro»: «se le questioni sono di nostra competenza – si concludeva -  vi risponderemo direttamente, altrimenti gireremo le richieste agli interessati» (n. 1 1955).

L’idea di presentare il giornale interno come « un tavolo attorno al quale […] discutere serenamente i problemi che più interessano la nostra grande Famiglia» rientrava nell’ambito di tutte quelle iniziative di sapore paternalistico che, riverniciate con la patina di scientificità delle relazioni umane, erano molto diffuse anche alla Bemberg di Gozzano. Una di queste era la celebre “cassetta delle idee” cui il Notiziario  n. 4 dell’ottobre 1955 dedicava un intero editoriale. Di tanto in tanto arrivavano anche le risposte della direzione: nel numero di dicembre 1955 c’è, ad esempio, una pagina intitolata Tirando le somme, in cui si replica a tutte le richieste formulate nella posta del Notiziario: piccole proposte che riguardano la mensa, migliorie dei servizi e interventi di manutenzione vengono accolte senza esitazione. Problemi di ferie, orario, retribuzione ricevono invece solitamente una risposta più vaga. In ogni caso, il Notiziario era considerato principalmente uno strumento volto a far sentire la presenza e la vicinanza della dirigenza, come confermano queste parole del Direttore generale della Bemberg (l’ingegner Zoja), pubblicate nel n. 6 del 1956: «Sarebbe preferibile poter rispondere singolarmente a ciascun richiedente […] ma siccome questo non è umanamente possibile, abbiamo scelto – oltre al canale dei capi e a quello della vostra commissione interna – anche il canale del Notiziario…».

La rubrica della posta, che esordisce nel 1955, funzionava effettivamente come un utile canale di comunicazione, in grado di fornire preziose informazioni alla dirigenza. Gli stessi redattori del Notiziario, che periodicamente facevano somministrare anche un questionario ai lettori, modificavano spesso la struttura del periodico tenendo conto delle osservazioni dei lettori. A volte, la rubrica della posta del Notiziario riusciva a fare da cassa di risonanza per problemi legati al territorio e a coinvolgere le istituzioni locali. Nel 1956 ad esempio, compaiono due note ufficiali del Sindaco di Gozzano, in risposta ad alcuni lettori che denunciavano un grave problema relativo alla distribuzione pubblica dell’acqua (n. 7).  A partire dal 1957, tuttavia, alla posta viene dato spazio sempre minore fino a sparire definitivamente negli anni sessanta.

Non si arrestò invece la partecipazione di alcuni lettori alla creazione del Notiziario, con propri testi o disegni. Alcuni di loro anzi con il tempo finirono per diventare collaboratori stabili della redazione. Gli articoli dello spazio intitolato Notiziario tecnico, ad esempio, dedicato ai processi di lavorazione e di filatura, erano normalmente affidati a dipendenti che avevano voglia di collaborare. Sulla buona volontà dei lettori contava anche la rubrica Antologia Cusiana, al cui interno si raccoglievano «i componimenti letterari ispirati al nostro paese» (a partire dal n. 6, 1956). Un altro appuntamento assiduo con notizie locali era rappresentato dalle Brevi notizie di storia gozzanese curate, fino agli ultimi numeri, da Antonio Mazzetti.

Oltre ad una serie di rubriche e articoli dedicati alla vita interna dell’azienda - le notizie anagrafiche, le gite, le gare sportive – nel Notiziario sono numerosi i resoconti di cerimonie e iniziative che riguardano la comunità aziendale: i concorsi dedicati alla puntualità, all’ordine e alla pulizia del personale, la rubrica Trecce e calzoni corti dedicata alla premiazione dei figli dei dipendenti che si sono mostrati meritevoli negli studi (a partire dal n. 22, 1960). In questo ambito rientra anche la pubblicazione dei consueti discorsi dei dirigenti e del presidente Edouard de Goumoëns in occasione della premiazione dei dipendenti che avevano compiuto 20 o 30 anni in azienda.

Con Scorribande gozzanesi, nel n. 3 del 1955, si inaugura un appuntamento fisso del Notiziario a cura di un redattore che si considera esterno rispetto al mondo della fabbrica, ma che diventerà un collaboratore assiduo del periodico (la sua firma è K. C., da identificare con il dottor Cattaneo cui si fa riferimento nel n. 6 del 1956). I suoi lunghi testi, corredati sempre da abbondante materiale fotografico, sono basati su interviste fatte ai lavoratori e ai dirigenti della Bemberg. I ritratti così costruiti dei dipendenti risultano notevolmente artefatti, come le fotografie che mostrano maestranze e impiegati sempre soddisfatti e sorridenti, intenti al lavoro in fabbrica o nella quiete del proprio spazio domestico. Al dottor Cattaneo è affidata spesso anche la cronaca della cerimonia natalizia e le interviste al personale e ai dirigenti della sede milanese (n. 8 1956), sentita spesso come un’«oasi staccata» dai dipendenti di Gozzano (n. 6, 1956).

Accanto a questo genere di contenuti, il Notiziario Bemberg si sforzò costantemente di inserire argomenti di interesse più generale. C’erano gli articoli sull’educazione dei figli e sulle questioni domestiche, rivolti al pubblico femminile, come ad esempio: Occorre punire; La TV danneggia gli occhi? (n. 1, 1955). Quelli sullo sport e il tempo libero: Il Baseball diventa di moda (n. 1, 1955), Breve storia della motocicletta (n. 3, 1955) o la rubrica H come Hobby, partita nel 1960. Nel numero di Natale si pubblicava spesso un testo di un autore celebre (es.: John Steinbeck su Il miracolo di Tepeyac, nel n. di dicembre 1956). Non mancano resoconti sulla moda, così come, soprattutto a partire dagli anni ’60 articoli sulla fiera di Milano e sulle diverse manifestazioni espositive cui partecipava la Bemberg.

Nel 1957 il Notiziario comincia periodicamente a pubblicare anche il resoconto della Relazione del Consiglio di Amministrazione aziendale. Nei numeri di fine anni ‘50 c’è molta attenzione al tema della scuola e ai rapporti tra il problema dell’educazione e l’industria. Il numero 15 del 1959 è in gran parte dedicato alla scomparsa del presidente de Goumoëns (avvenuta il 6 febbraio), mentre il n. 17 si apre con la presentazione del nuovo presidente che è il Dott. Angelo Costa.

A partire dagli anni sessanta, la veste grafica della rivista migliora sensibilmente: alla stampa vengono aggiunti gradualmente colori (riservati in precedenza solo alle copertine) e l’impaginazione appare più varia e movimentata. Anche la gamma di argomenti trattati si allarga sensibilmente: compare sporadicamente una pagina dedicata alla cinematografia, un articolo sulla Biennale veneziana (n. 29, sett. 1962); un Omaggio a Lione e un articolo dedicato a T. Loutrec (n. 38, 1964); Più tardi all’arte saranno dedicati una serie di testi firmati da Vito Nomin, un pittore che faceva parte del personale della Bemberg e che negli anni sessanta diventò redattore del Notiziario (es.: L’arte moderna è arte? n. 39, 1965; Impariamo a capire l’arte figurativa, n. 45, 1968). Anche la moda guadagna sempre maggiore spazio, mentre notizie di interesse interno come il contratto di lavoro nazionale ottengono più spazio di quanto ne avessero in precedenza. In questi anni il Notiziario tende inoltre a strutturarsi in due parti ben definite: nella prima metà si trovano rubriche e articoli di carattere più vario, tra cui trova posto anche una Storia del costume in 4 puntate pubblicata « per gentile concessione del Prof. Marangoni» (n. 25, 1961). Nella seconda parte compaiono invece gli appuntamenti tradizionali con le Notizie di casa nostra; il Notiziario tecnico; il Corso di economia domestica; le Attività dopolavoristiche; le Gite varie; una Discoteca e una Biblioteca; gli appuntamenti sportivi come tornei di tennis o l’attività della Corale aziendale.

Verso la metà degli anni ’60, il Notiziario sembra rivolgersi in minima parte anche ad alcune categorie che fanno parte della clientela Bemberg come sarti e tappezzieri (vedi concorsi come Martello d’oro e Ago d’oro nel n. 31 del 1963).

Nel periodo tra il 1963 e il 1964, le copertine sono di carta ruvida e presentano non più fotografie ma incisioni di gusto più tradizionale. Quindi, l’impaginazione cambia di nuovo e diventa più coerente nelle scelte tipografiche, mentre le immagini sono per la prima volta riprodotte in quadricromia. Non a caso, a partire dal n. 38 del 1964 in sommario compare un impaginatore: dapprima Gio Rossi e in seguito, dal 1966, Carlo Pollastrini, che aveva curato la grafica anche della rivista Bemberg. Il numero di pagine aumenta e arriva fino a 60 per i numeri di Natale. Oltre ai consueti temi aziendali, tra gli argomenti trattati si trovano: Economia e scienza alla portata di tutti; Il mondo segreto di Pirandello; Una collezione di giocattoli d’epoca; Musica all’Isola di San Giulio; L’assistenza ai minori in Italia.

Negli ultimi anni un discreto spazio viene dedicato anche alla pubblicità della Bemberg, ad esempio, in occasione di un premio ricevuto dalla Sipra nel 1968 (n. 45). L’ultimo numero è del dicembre 1970 (n. 50): ha una copertina di René Gruau ed è privo di qualsiasi accenno ad un commiato dai propri lettori. Ormai il Notiziario si presentava sempre meno come lo strumento adatto a tenere unita la comunità aziendale e ambiva piuttosto ad essere una piccola rivista per lo svago dei dipendenti.