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Rivista IBM

titolo
Rivista IBM poi If
azienda
IBM Italia
durata
1965 - 1993
periodicità
Trimestrale
distribuzione
Spedizione in abbonamento postale
direttore
Nino Regorda, Angela Cerizza, Marcella Antozzi
art director
Ferruccio Dragoni, Roberto Lanterio, Italo Lupi
contributi
Ivo Bergamini, Alberto Braschi, Antonio Steffenoni, Laura Ragazzo
fotografi
Marcello Antozzi, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Cesare Colombo, Luciano D’Alessandro, Studio Grabb, Luciano Ferrari, Mario Mulas, Ugo Mulas, Giuseppe Pino, Toni Nicolini
stampatore
Arti Grafiche Ambra, Industrie Grafiche Italiane Stucchi
compilatore
Alessandro Arena, Fosca Salvi e Ilaria Montanari

Rivista IBM, edita dalla Direzione Comunicazioni di IBM Italia, nasce a seguito del decollo dell'azienda nel mercato internazionale con l'intento di informare gli italiani sullo situazione del mondo dell'elaborazione di dati. Inizialmente molti degli articoli arrivavano direttamente dagli Stati Uniti con la volontà di far approdare anche in Italia i lineamenti di questa nuova cultura strettamente legata al mondo dell'elettronica, del calcolo e dell'automazione. In pochi anni la “Rivista IBM” incomincia a trattare sempre di più temi italiani, ricerche e studi fatti nei laboratori di casa nostra. In pochi anni “Rivista IBM” riesce ad avvicinarsi ad esempi celebri come “Pirelli” e “Civiltà delle Macchine” e inizia a trattare temi come tecnologia e società, arte e scienza.

A partire dalla seconda metà degli anni '60 la parte italiana di IBM conosce una sensibile crescita, la sua diffusione sul territorio aumenta, conseguentemente è sempre più forte la volontà di dare alla società una specifica connotazione italiana. Si ricorre principalmente alle iniziative di comunicazione d'immagine per assolvere questo compito, si cerca così di far conoscere meglio la Società e di farle occupare un ruolo definito nella realtà commerciale del nostro paese.

In primo luogo la presenza pubblicitaria su quotidiani e periodici viene rinforzata, in seguito la linea culturale si fa più marcata e continua cercando di allontanarsi dall'immagine della mera produzione industriale. Da questa volontà deriva una nuova serie di programmi culturali, libri, pubblicazioni, annual reports e con essi la nascita di “Rivista IBM”, nel 1965, il tutto ideato e progettato all'interno degli uffici italiani in modo indipendente dalla sede americana. L’obiettivo che sta alla base di tutto questo è quello di contribuire alla crescita dell'immagine dell'azienda nell'ambiente italiano.

 Nel corso degli anni, la rivista redatta in via Pirelli 18 a Milano diventa sempre più qualificata e completa. A partire dalla prima metà degli anni '70 si registrano collaborazioni prestigiose, inizialmente soprattutto per quanto riguarda la fotografia: collaboratori assidui sono fotografi come Toni Nicolini, mentre vengono pubblicate anche foto di Ugo Mulas, Gabriele Basilico e Henri Cartier-Bresson. Successivamente anche le copertine vedono l'intervento di grandi nomi con le illustrazioni di Alberto Giacometti, Bruno Munari e Francis Bacon, il tutto coronato da una veste grafica accurata e originale.

Anche per IBM Italia avviene ciò che era già accaduto in altre grandi aziende italiane: se la rivista si trasforma e smette di affrontare temi strettamente connessi alla produzione industriale, se il suo pubblico si fa più vasto e variegato, allora è necessario pubblicare più di una rivista aziendale in modo da poter affrontare più specificatamente ogni tema; nel caso di IBM Italia è difficile risalire all'esatto numero delle su pubblicazioni, tra annuari e riviste redatte dai vari laboratori di ricerca italiani, ma sappiamo che esse sono molteplici.

 Per quanto riguarda la veste grafica di “Rivista IBM” fin dall'inizio si opta per uno stile minimale e che lasci largo spazio agli argomenti trattati, esso rimane tale per tutti i 25 anni di pubblicazione del periodico, variando leggermente solo quando, nel 1973, cambia il suo direttore responsabile. Da questo momento in poi si nota la forte volontà di incorporare sempre più i temi attuali e mettere ancora più in risalto le collaborazioni prestigiose. Si può dire che la rivista sia ora realmente competitiva nel settore degli house organ italiani restando fedele agli obiettivi prefissati inizialmente. Solo nel 1986, con l'arrivo di Italo Lupi nel ruolo di art director, la rivista subisce un vero e proprio stravolgimento. Lupi resterà al comando anche quando la rivista cambierà il suo nome in “If”, dal momento che, nel 1993, la Direzione Comunicazione IBM diventa Fondazione IBM, sempre più distante dalla produzione dell'azienda per quanto riguarda i temi trattati. La rivista, grazie al contributo di Italo Lupi vince anche il Compasso d'Oro nel 1998, massimo riconoscimento raggiunto dal periodico di IBM Italia.